Intervista a Vivian Colombo, mamma di due bimbe, fuggita in Sierra Leone per salvare le sue figlie

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Ecco che si è aperto un caso che farà molto discutere. Il caso di Vivian Colombo, alias Viviana Colombo, mamma di due splendide figlie Sarah e Chiara, residente a Cernusco sul Naviglio (MI), scrittrice, blogger e caporedattrice di un giornale online.

E’ altresì responsabile locale in Sierra Leone dei progetti della ‘Solidarity’, organizzazione volontaria riconosciuta dal Ministero del Welfare sierra leonese impegnata a sostegno della vita con progetti volti a diminuire il tasso di mortalità dei bambini 0-5 anni.

Ad oggi la ‘Solidarity’ è impegnata a portare avanti un progetto di sviluppo e gestione di un orfanotrofio nella Diocesi di Bo in collaborazione con la Caritas Bo e il Vescovo della stessa, Most. Rev. Charles Campbell.

Vivian Colombo, che attualmente si sta separando dall’ex marito Claudio Ratti, si è allontanata temporaneamente dalla sua casa in Italia per poter far respirare un nuovo clima alle sue figlie prima di vedere la situazione precipitare drasticamente e definitivamente.

La West Africa Corporation ha deciso di concederle un’intervista esclusiva.

Dunque Dott.sa Vivian Colombo, intanto grazie per voler rilasciare questa intervista che sono sicuro per paura di ripercussioni non avrebbe mai rilasciato in Italia.

Bene, ora ci vuole spiegare in breve la reale situazione..

Perché è fuggita? Milioni di famiglie affrontano la separazione ma non tutte le persone scappano.. Perché il suo caso dovrebbe essere differente? Alla fine poteva rimanere in Italia, concludere la separazione e poi partire, non crede?

Il 12 maggio dopo notti insonni ho preso la decisione più difficile della mia vita, ovvero quella di lasciare l’Italia e chiedere protezione alla Sierra Leone dove già ero stata accolta per un anno: 2015-2016. Il 12 maggio ho deciso di mettere fine alla grande sofferenza che io ma soprattutto le mie figlie stavamo subendo. Sarah due giorni prima aveva subito un grave crollo emotivo per le continue minacce e pressioni psicologiche da parte del padre Claudio Ratti, infermiere professionale presso l’Ospedale Uboldo di Cernusco sul Naviglio. Sarah, infatti, da più di due giorni non frequentava la scuola. Anche fisicamente stava male. Continui risvegli notturni, pianti immotivati, vomito, dolori forti alla testa. Chiara la più piccola si era spenta e spesso piangeva. Avevano paura di vedere il padre, non volevano parlare con lui al telefono. Ma, nonostante avessi messo al corrente il padre e gli avessi chiesto di smettere di porre in essere comportamenti pregiudizievoli nei confronti delle bambine, nulla cambiava. Il padre continuava con le sue pressioni: “domani vengo e non ho paura ad usare la forza per portarle via”, o “se domani non venite con papà chiamo i Carabinieri”. Sarah e Chiara hanno visto il loro papà tirarmi pugni sulle spalle, sputarmi in faccia, aggredirmi fisicamente e rompermi il telefono, tirarmi un calcio sul ginocchio e mandarmi in ospedale con una contusione e una prognosi  di 3 giorni. Una sera, visto lo stato di agitazione del padre che non voleva in alcun modo lasciare la casa dove vivevo con le mie figlie, sono stata costretta a chiamare i Carabinieri per proteggere la nostra incolumità. Pressioni psicologiche, minacce, stalking, aggressioni fisiche…non potevo più aspettare che succedesse il peggio per me e le mie bambine. In Italia non mi sentivo protetta, soprattutto sentivo che Sarah e Chiara non erano più al sicuro e qualche raptus da parte del padre poteva mettere a rischio anche la loro vita. Nessun provvedimento restrittivo era stato ancora emesso. Il padre era completamente libero di porre in essere qualsiasi tipo di comportamento. Ricordo quando ha parcheggiato la macchina fuori casa ed è rimasto seduto dentro per 30 minuti. Io e le mie figlie avevamo paura. Non voleva lasciarci tranquille. Avevo chiesto ai Carabinieri di uscire per controllare la situazione ma mi è stato negato l’intervento perché Claudio non aveva ancora commesso qualcosa di grave nei nostri confronti. Potevano uscire solo nel momento in cui si sarebbe verificato il peggio. Dovevo attendere questo senza alcuna protezione per me e le mie piccole.

Quando ha iniziato a subire violenza da parte del suo ex marito Claudio Ratti?

Tutto è iniziato quando ero al nono mese di gravidanza della mia prima figlia Sarah. Pur di difendere un comportamento sbagliato della madre con inaudita violenza mi ha lanciato il telecomando della televisione sulla pancia, ha causato buchi su due porte tirando forti pugni. Mi ero rifugiata in bagno per la paura che potesse farmi qualcosa di male. Non sentivo più il battito della mia bambina.

La picchiava ogni giorno oppure ogni tanto aveva dei ‘raptus’ incontrollabili?

Ogni tanto aveva dei raptus incontrollabili: mi dava pugni sulle spalle o mi lanciava oggetti violentemente pronunciando parole molto volgari anche davanti alle figlie.

Le bimbe sono state testimoni di qualcuna di queste violenze?

Sì, soprattutto la più grande Sarah ricorda perfettamente che il papà picchiava la mamma con pugni sulle spalle. Sarah è stata anche testimone quando Claudio mi ha sputato in faccia, mi ha aggredita fisicamente rompendomi il cellulare e mi ha tirato un calcio violento sul ginocchio mandandomi in ospedale. Erano spaventate e piangevano. In questi due ultimi casi siamo uscite di casa dalla paura. Ci siamo nascoste e abbiamo aspettato l’arrivo dei miei genitori.

Perché ha denunciato il suo ex marito solo in questo ultimo periodo e non prima dopo tutte le violenze che ha subito?

Per le mie piccole bambine ho sempre cercato di salvare il mio matrimonio. Ho sempre cercato di trovare una soluzione per mantenere l’unità. Il problema erano le continue ingerenze da parte della madre di Claudio che voleva controllare la vita del figlio. Claudio è figlio unico. Siamo stati a Lourdes, Medjugorie ed in entrambi i casi i sacerdoti presenti hanno cercato di aiutarlo, di spiegargli quanto fosse importante mettere al primo posto la nuova famiglia e non vivere per soddisfare le richieste della madre che lo condizionava in tutto usando molto spesso le lacrime. Ma, nonostante Claudio avesse ammesso questa difficoltà nel rapporto con la madre, non riusciva a distaccarsi e talvolta sfogava questa cosa con raptus incontrollati contro di me. Alla fine ero stanca, provata fisicamente e moralmente. Piangevo molto. Le mie figlie soffrivano, perdevano il loro sorriso, la loro serenità. Per la paura, si allontanavano ovviamente dal padre. Io ero arrivata al capolinea dopo anni di vessazioni fisiche e morali. Per il bene delle mie figlie non riuscivo e non potevo più essere succube di questa situazione. Desideravo tornare a vivere ma soprattutto desideravo che le mie figlie vivessero in un clima sereno, gioioso. Ecco perché ho deciso di denunciarlo.

Ma era già stata dai Carabinieri a far presente la situazione prima della sua attuale denuncia?

Nel giugno 2015 stanca e provata per questa situazione avevo chiesto a Claudio di poter essere autorizzata a portare Sarah e Chiara in Sierra Leone per un anno. Samuel Colombo, mio fratello, come lei ben sa, oltre ad essere Amministratore Delegato della West Africa Corporation, ha fondato la Solidarity di cui è Presidente. È un’associazione a sostegno della vita riconosciuta dal Ministero del Welfare della Sierra Leone. Nell’agosto 2014 avevo raggiunto Samuel con Claudio e le nostre figlie per portare avanti due importanti progetti: corsi di Primo Soccorso dove Claudio ne era il responsabile e corsi di igiene dove io ero la responsabile. Ero partita con la mia famiglia anche per perseguire l’ennesimo tentativo di salvare il mio matrimonio. Ultimo disperato tentativo. Speravo che stando in un posto totalmente diverso dal nostro avrebbe potuto aiutarci. Ma, purtroppo, così non è stato.

Più cercavo soluzioni per unire il matrimonio e più ci allontanavamo.

Forse la cosa giusta da fare era quella di allontanarsi per un certo periodo di tempo così ciascuno poteva riflettere.

Ecco la mia decisione di chiedere a Claudio un anno con Sarah e Chiara in Sierra Leone. Il padre ha acconsentito firmando ogni autorizzazione. Tutto era tranquillo fino a quando tre giorni prima della partenza si è recato con la piccola Chiara dalla mamma. Appena rientrato a casa tutto tra di noi era nuovamente cambiato. La piccola, infatti, mi riferiva che la nonna paterna aveva detto al papà di impedire la mia partenza facendo sparire i passaporti. Ero allibita. Ancora una volta sua mamma si intrometteva nelle nostre decisioni. Claudio mi ha tirato i pugni sulle spalle e il giorno dopo ha fatto sparire i passaporti che ho ottenuto solo recandomi immediatamente sul posto di lavoro del padre. Avendomi aggredita fisicamente avevo deciso di sporgere denuncia. Mi sono presentata dai Carabinieri e ho esposto ogni cosa al Comandante Palmieri. In risposta mi viene spiegato che se sporgevo denuncia al mio rientro dalla Sierra Leone il padre avrebbe subito gravi conseguenze. Non volevo rovinare la vita al padre delle mie bimbe che non odio e non ho mai odiato. Quindi di fronte a quelle parole ancora una volta ho abbassato la testa e ho rinunciato a rilasciare denuncia.

Chi tra i Carabinieri della stazione di Cernusco sul Naviglio sta seguendo il suo caso ora?

Il Maresciallo Ferri

Il Maresciallo Ferri dubito sapesse che sarebbe partita.. Che cosa le ha detto nell’ultimo incontro che ha fatto con lui?

Il Maresciallo Ferri non sapeva di questa mia decisione che comunque ho preso all’ultimo. La mia è stata una partenza immediata. Non è stata da me programmata da mesi.

La mia partenza è stata dettata dalla gravità della situazione.

Il Maresciallo Ferri il giorno in cui ho presentato l’integrazione alla querela con filmati a prova e a conferma delle mie parole mi ha detto: “Capisco la situazione e mi dispiace. Posso solo dirle.. in bocca al lupo” e mi ha stretto la mano.

Secondo lei i Carabinieri hanno fatto tutto il possibile oppure purtroppo anche loro alcune volte si trovano frenati ma soprattutto impossibilitati ad agire per via della Giustizia italiana che spesso non tutela le persone come dovrebbe?

Non posso certo criticare il Maresciallo Ferri o il Comandante Palmieri. Entrambi si sono sempre resi disponibili ad ascoltarmi. Il Maresciallo Ferri aveva persino convocato Claudio per cercare di fermare questo suo comportamento pregiudizievole nei nostri confronti. Io non mi sono sentita protetta dalla Giustizia Italiana. In seguito alle querele presentate è stato aperto un procedimento penale. E’ stato nominato un Pubblico Ministero che ha emesso diversi capi di imputazione a carico di Claudio. Ma, purtroppo, i tempi di indagine sono sempre lunghi e fin che non si verifica il peggio non si può avere alcuna tutela. Finché il giudice non decide in merito il padre non può avere alcune limitazioni nello stare con le figlie. Nessun controllo in merito.

Claudio era completamente libero di perpetrare le sue minacce, pressioni psicologiche, stalking.

Mi dica la verità: viveva nel terrore, nell’ansia, nella paura?

Si è sentita sola?

La verità…. Mi sono sentita sola, sentivo e vedevo che Claudio era libero di fare ogni cosa e avevo paura. Vivevo costantemente nell’ansia e dormivo pochissimo la notte. Le mie figlie mi chiedevano costantemente di proteggerle, di portarle via perché avevano paura, non stavano bene.

So che può essere doloroso per lei ricordare, mi scuso per la domanda e posso capire se non vorrà rispondere.. Ma, mi permetta, cosa le passava per la testa in quei giorni?

Mi chiedevo… Io e le mie figlie potremo mai essere felici un giorno…? Come mamma sarò in grado di proteggere Sarah e Chiara, di restituire a loro l’infanzia? Cosa posso fare come mamma per salvarle, per non vederle piangere, crollare fisicamente e psicologicamente…?

A tal proposito vorrei fare una precisazione. Spesso si pensa di aiutare i bambini portandoli da uno psicologo così che possano superare e rielaborare il loro dolore. Giustissimo. Ma il caso di Sarah e Chiara è ben diverso. Non dovevano rielaborare una sofferenza passata ma avevano bisogno di allontanarsi dalla fonte che provocava questa loro sofferenza.

Ora sta iniziando poco alla volta a respirare un clima diverso? Ma soprattutto le bambine come stanno?

Ora, infatti, le bambine stanno bene. Sono serene e sono tornate a sorridere. Non desiderano in alcun modo tornare nell’ambiente che per loro ha costituito fonte di dolore, sofferenza. Qui sono inserite scolasticamente, socialmente. Per me è un po diverso. Certamente vedere il sorriso delle mie figlie e respirare un clima differente mi aiuta molto ma Claudio continua ovviamente la sua guerra contro di noi. Ora è riuscito anche ad ottenere tramite un ricorso presentato al Tribunale di Milano, l’ordine di un mio rientro immediato in Italia con le bambine entro e non oltre il 15 Luglio.

Vogliono inoltre togliermi la potestà decisionale sulle bambine con la nomina di un curatore e mettere in dubbio la mia idoneità genitoriale volendo sottoporre me e il padre ad una CTU.

Capisce che se dovessi tornare a casa domani.. la mia vita e quella delle mie figlie si spegnerebbe immediatamente.. Le mie figlie morirebbero una seconda volta..

Qui non sono serviti psicologi per farle rinascere ma la diversità del clima che respirano giorno dopo giorno.

Si rende conto che il mio viene considerato dal giudice come un “grave comportamento materno” quando mi sono allontanata solo ed esclusivamente per proteggere la vita delle mie figlie..

Si rende conto che viene messa in dubbio la mia capacità genitoriale di mamma quando ho cresciuto le mie figlie nel rispetto dei principi etici, morali e religiosi..

Quando ho sempre rappresentato per loro un punto di riferimento..

Le ho seguite scolasticamente. Ho sempre giocato con loro. E continuo a farlo. Le ho sempre ascoltate. Le ho sempre rispettate.

E ora tutto viene messo in discussione..

Che tristezza…

Come può immaginare, per me non è così facile. Ma per proteggere Sarah e Chiara andrò fino in fondo. Ricordo ancora le parole di Sarah, la più grande.. Quando l’aereo è atterrato mi ha detto: “mamma finalmente siamo libere” ed è scoppiata in un pianto liberatorio.

Si sente protetta in Sierra Leone? E perché ha scelto proprio la Sierra Leone?

Sì, sento che io e le mie figlie qui siamo protette. Ho scelto la Sierra Leone perché già ero stata per un anno con le mie figlie. Per noi non era un luogo sconosciuto o ostile. Le bimbe avevano già frequentato la scuola e già si erano inserite nel sociale. La Sierra Leone aveva già regalato a Sarah e Chiara la serenità, la gioia, la loro infanzia che tanto cercavano e desideravano. Loro stesse mi chiedevano con insistenza di ritornare perché in Sierra Leone erano state bene.

Ho scelto la Sierra Leone anche per poter continuare i progetti sociali della ‘Solidarity’ essendo responsabile locale del progetto orfanotrofio, ma anche dal punto di vista lavorativo in quanto ovviamente come lei sa c’è la sede operativa della West Africa Corporation, società media con sede legale a Londra.

E’ consapevole del rischio di una denuncia per sottrazione di minori?

So perfettamente della denuncia presentata dal padre per sottrazione di minori. Nel mio caso, però, non si configura un illecito penale perché il mio allontanamento con le bambine minorenni è stato determinato da una situazione grave causata da Claudio. Una situazione che metteva in serio pericolo la mia vita ma soprattutto la vita delle mie figlie.

Come è stata accolta in Sierra Leone? E cosa ha fatto non appena è arrivata?

Appena arrivata sono stata subito accolta. La preside della scuola internazionale che Sarah e Chiara avevano frequentato nell’anno 2015/16, vedendo la sofferenza negli occhi delle mie figlie immediatamente ha voluto inserirle, gratuitamente e senza uniforme che qui è obbligatoria. Anche gli insegnanti si sono subito resi disponibili nel volerle aiutare a superare il dolore e la sofferenza che si portavano dentro. Purtroppo, questa stessa disponibilità di confronto non l’ho ricevuta dalla scuola Manzoni che le mie figlie frequentavano in Italia. E qui preferirei non dire altro per non creare inutili polemiche.

Non solo, appena arrivata ho informato subito il Console italiano che qui ci rappresenta, il quale ha fatto subito comunicazione all’Ambasciata italiana che si trova ad Abidjan, Costa D’Avorio.

Ho scritto anche alla scuola Manzoni per informare della decisione presa e delle ragioni che hanno portato a questa scelta.

Nulla ho nascosto perché nulla devo nascondere.

Non ha paura che il padre possa venire giù a farle del male?

Guardi, Claudio quando è venuto a trovarci nell’anno 2015/16 ha creato non pochi problemi e diverse persone qui possono testimoniarlo.

Ora sicuramente starei più attenta e chiederei subito l’intervento di chi di dovere.

Comunque no, non ho paura. Nel corso di questi anni abbiamo instaurato una serie di rapporti con l’intera società sierra leonese anche per via dei diversi progetti che si stanno portando avanti a sostegno del Paese. Ci conoscono, ci rispettano, si fidano di noi. E parlo di persone che lavorano in Politica, nei Media, nella Polizia, nella Giustizia, organizzazioni internazionali che lottano per i diritti umani.  Poi il rapporto con vescovi, sacerdoti. Potrei andare avanti..

Sono sicura non mi abbandoneranno mai.

Inoltre l’amore che portano per le mie bambine è così grande che sono sicura che le proteggerebbero.

Ma ora, se mi permette, vorrei capire un po’ di più il rapporto tra il padre e le figlie nel corso di tutti questi anni.. me lo può spiegare?

Il rapporto padre – figlie non è mai stato facile. Claudio come infermiere professionale lavora su turni e aveva tempo da dedicare a Sarah e Chiara. Purtroppo non è mai riuscito a stabilire una certa sintonia con loro. Ogni cosa dovevo farla insieme. Non era in grado di portare da solo le bimbe al parco a giocare o a prendere un gelato. Anche in casa ero sempre io che alla sera guardavo i cartoni con loro o il venerdì e sabato sceglievo un film adatto alla loro età e stavo con loro. Ero io che le seguivo in tutto: dalla scuola, ai problemi di salute, alle attività. Più di una volta ho spronato Claudio a stabilire un rapporto semplice con le figlie. Più di una volta lo invitavo ad uscire da solo con loro, a passare del tempo con loro. Purtroppo nulla. Sarah e Chiara erano sempre con me. Io rappresentavo il loro punto di riferimento in tutto. Alle bambine è sempre mancata la figura di un padre che giocasse con loro, che parlasse con loro.

E il rapporto in questi ultimi mesi?

Ovviamente il rapporto è andato sempre più deteriorandosi quando hanno cominciato a crescere, a capire, a vedere. Un padre che usa violenza fisica contro la madre allontana le figlie. Dopo le continue pressioni psicologiche e minacce ricevute, Sarah e Chiara hanno avuto veramente paura del loro papà. Non volevano vederlo, sentirlo per telefono. Adesso che sono qui non mi chiedono mai del papà. Allontanando il papà è come se allontanassero il dolore, la sofferenza che Claudio ha causato in loro. Sarah e Chiara non vogliono tornare dal loro papà e al solo pensiero piangono o cominciano a dirmi: “Vero mamma che da qui non ci porta via nessuno? Vero mamma che nessuno può usare la forza contro di noi?”.

Il Sig. Claudio Ratti ha mai picchiato le sue figlie?

Claudio ha picchiato Sarah e Chiara come un qualsiasi padre fa con le sue figlie.

E’ mai stata fatta violenza su di loro? Lei sa che non esiste solo la violenza fisica..

Purtroppo sulle bambine il padre ha fatto violenza psicologica. Voleva creare in loro la paura per ottenere che loro stessero con lui. “Se non venite con me chiamo i carabinieri” “io non ho paura ad usare la forza”. Ha detto giusto non esiste solo la violenza fisica, ma anche la violenza verbale. Sarah ha avuto un grave crollo emotivo proprio per questo tipo di violenza. Due bambine che si sono viste violentate nella loro libertà, nella loro ingenuità. Due bambine che si sono viste strappar via la loro infanzia.

Lei vorrebbe veder condannato Claudio?

Io non voglio vedere nessuno condannato. Chiedo semplicemente che io e le mie figlie possiamo tornare a vivere.

Lei porta rancore nei suoi confronti? Intende perdonarlo per quello che le ha fatto e le sta ancora facendo?

Io non odio Claudio e non porto per lui alcun rancore. Come ho scritto a lui io lo perdono per tutto il male che ha fatto a me e alle bambine e continua a fare. Lo perdono e chiedo che la grazia di Dio possa entrare nel suo cuore.

Soltanto un’ultima domanda: perché ha deciso di rendere tutto pubblico?

Per far capire la verità. Per far capire che a volte una mamma è portata a fare delle scelte estreme pur di far vivere alle proprie figlie un’infanzia serena e gioiosa.

Ho deciso di renderlo pubblico per testimoniare che io non sono una malata psichiatrica come qualcuno ha voluto testimoniare, ma una mamma che si sta battendo fino all’ultima goccia di sangue per vedere le sue figlie felici.

Certe volte si preferisce tutelare i diritti di un padre anziché l’infanzia di due bambine che chiedono solo di vivere in un ambiente sereno, che chiedono solo rispetto.


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Posted on 06/07/2017 in State Of Play

Written by Samuel Colombo

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