BY VIVIAN COLOMBO
Il Tribunale del Riesame di Trieste concede gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico a Francesco Mazzega, l’uomo di 36 anni di Muzzana del Turgnano che il 31 luglio scorso aveva ucciso la fidanzata Nadia Orlando di 21 anni, strangolandola.
Era il 31 luglio 2017 quando Francesco Mazzega, dopo aver commesso l’orrendo omicidio, aveva vagato tutta la notte con il cadavere della ragazza in macchina prima di costituirsi presentandosi ai Carabinieri.
Più volte Nadia aveva denunciato Francesco Mazzega, ma a nulla era servito. Nessuna tutela aveva ricevuto. Mazzega era sempre libero di muoversi, di interagire con la ragazza fino all’esito finale.
E ora, dopo solo un mese di custodia preventiva viene accolta la richiesta degli arresti domiciliari presentata dai legali di Mazzega.
Secondo la Legge se vengono meno il pericolo di fuga, la reiterazione del reato e l’inquinamento delle prove il magistrato può concedere i domiciliari in attesa dell’inizio del processo tenuto conto che in Italia i tempi sono molto lunghi.
Siamo di fronte ad un criminale che uccide la sua fidanzata, ammette l’omicidio e ottiene i domiciliari in attesa del processo.
Non dimentichiamo poi che essendoci stata un’ammissione di colpa verrà condannato con rito abbreviato con conseguente riduzione della pena.
Nadia è come se fosse stata uccisa una seconda volta e chiedo ai giudici con quale coraggio guarderanno negli occhi i genitori di Nadia spiegando le ragioni per questa decisione ingiusta.
Ingiusta perché non è possibile che colui che compie un omicidio chiede nella carcerazione preventiva i domiciliari.
Una persona che compie un omicidio non può pretendere e non deve assolutamente ottenere i domiciliari in attesa che cominci il processo fino alla condanna definitiva.
Un uomo che uccide deve rimanere in carcere e dal momento che viene condannato definitivamente deve scontare tutta la pena in galera e non che tra buona condotta e riduzione della pena esce prima.
Queste decisioni da parte dei magistrati porteranno a perpetrare nei reati proprio perché non ci sono punizioni giuste, esemplari.
Viviamo ormai in un’ Italia dove se rubi una mela per fame sei condannato a vita. Se commetti un omicidio o stupri ti concedono gli arresti domiciliari o ti lasciano a piede libero fino all’inizio del processo a data da destinarsi visto le lungaggini della Giustizia italiana.
Se la Giustizia italiana continuerà su questa strada fomentera la giustizia “fai da te”. Una giustizia alla quale le persone ricorreranno per rivendicare i propri diritti, per rivendicare la verità.
Pensiamo di essere liberi, di vivere in un Paese che garantisce la difesa della libertà ma in realtà siamo intrappolati in un sistema che non ci tutela, non ci protegge esponendoci al pericolo. Perché in questo sistema la Giustizia sta cercando di controllare una molteplicità di branchie finendo per tutelare i colpevoli e non le vittime.
Perché siamo di fronte ad una Giustizia che incalza continuamente contro politici dimenticando i veri criminali e terroristi che uccidono l’Italia aprendo una piaga senza precedenti e alla quale nessuno sembra riuscire a porre rimedio o almeno a tamponare con qualche medicamento.
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