“Basta con questa giustizia intoccabile.
Basta con questa giustizia al servizio dei poteri forti.
Basta con questa giustizia che destabilizza il Paese.
Basta con i vostri atteggiamenti mafiosi volti a colpire chi non è di vostro gradimento o si ribella al vostro ‘modus operandi’. Se io domani dovessi fare la riforma della giustizia sarei subito indagato.. giusto per fare un esempio..
Per non parlare dell’accanimento nei confronti di Berlusconi prima e di Salvini ora..
E poi basta con i vostri giudizi corrotti che vanno a ledere la dignità umana e spesso uccidono la persona una seconda volta.
Basta con il tutelare i carnefici e condannare le vittime.
E’ una vergogna!
Ma presto arriverà anche per voi il giorno del giudizio, nella misura in cui avrete giudicato infatti sarete giudicati e allora sì che piangerete!”
E’ sufficiente sfogliare anche oggi le pagine del giornale per vedere quanto la giustizia italiana abbia perso ogni logica, ogni ragione nel giudicare e condannare.
Guardiamo il caso di Ermes Mattielli da una parte e David Raggi dall’altra.
In apparenza sono due uomini che non hanno nulla in comune, due sconosciuti finiti però, sfortunatamente, sulle pagine dei giornali.
Perchè?
Ermes, un anziano di Arsiero, sparò a due ladri rom che erano entrati nella sua azienda per rubare.
David, invece, è stato ucciso senza una motivazione in strada da un clandestino che non sarebbe dovuto essere lì.
Dove sta la malagiustizia?
Ermes, dopo anni di calvario giudiziario, fu condannato a 5 anni e 4 mesi. Alla fine fu costretto anche a dover risarcire i banditi con 135mila euro di provvisionale. Lui, vittima di un furto, fu costretto a versare i risparmi di una vita a chi voleva togliergli tutto.
Lui vittima, per timore che la giustizia italiana potesse pignorargli la casa, morì di crepacuore.
I suoi beni, dopo la rinuncia dei parenti, sono finiti allo Stato che avrebbe dovuto provvedere a risarcire i nomadi secondo la legge.
La giustizia italiana non aveva riconosciuto la legittima difesa.
E quei due rom volete sapere che fine hanno fatto?
Sono vivi e vegeti, uno dei due è pure tornato a delinquere.
Nello stesso anno in cui Ermes veniva condannato, nella cittadina umbra, Amine Aassoul, 30 anni marocchino e clandestino, era libero di girare in strada, incrociare David Raggi e sgozzarlo senza motivo.
L’assassino è stato condannato a 30 anni ma la famiglia Raggi ha dovuto accontentarsi di un risarcimento minimo di appena 21mila euro.
I soldi certamente non fanno tornare in vita le persone, per carità…
Solo che, per la giustizia italiana, a quanto pare, due ladri rom feriti mentre svaligiano un’azienda meritano un risarcimento maggiore rispetto ad un giovane italiano sgozzato con un collo di bottiglia!
E potremo proseguire con questi casi analoghi:
Enrico Balducci, benzinaio di Bari. Gli hanno posto sotto sequestro 170mila euro a fronte di 1 milione richiesto dalla famiglia del rapinatore.
Franco Birolo, tabaccaio padovano, è stato condannato in primo grado a dover versare 325mila euro ai parenti di un bandito moldavo.
Poi ci sono Mirco Basconi, Mauro Pelella, Marco Dogvan, Antonio Monella.
Uomini, vittime, costretti a versare cifre consistenti per aver reagito ai banditi.
E la vita di David, onesto ragazzo che è stato sgozzato così senza ragione?
Come scrive “ilgiornale.it“: “Valutata meno di quella di un cane“.
Alla fine, non bisogna sottovalutare, che la giustizia italiana segue una politica di sinistra e dei poteri forti: tutela degli immigrati.
Agli italiani, infatti, pene esemplari mentre agli immigrati, pene irrisorie, insignificanti perchè non sanno che nel nostro Paese certi comportamenti, come lo stupro, sono atti criminali..
Ma come dice bene il Direttore di Rivelazione Samuel Colombo:
“Basta ad una giustizia che vuole far politica! Se certi giudici vogliono far politica che si dimettano e si candidino. Vediamo se il popolo italiano li elegge!”
Su Instagram troviamo anche il durissimo sfogo di Nicola Bettarini in merito al ‘modus operandi’ della nostra giustizia:
“La giustizia italiana non esiste, è uno schifo, per i figli di.. come per tutti quanti“.
Parole scritte dopo la notizia del Tribunale di Milano, attraverso il giudice Guido Salvini, che ha disposto la scarcerazione di Davide Caddeo, il ragazzo che il 1 luglio scorso lo aveva colpito con 11 coltellate ed era stato condannato a 9 anni.
Il Giudice ha, infatti, statuito per Caddeo gli arresti domiciliari con l’obbligo di frequentare un centro di cura per tossicodipendenti e una comunità che lo farà lavorare.
Nicola Bettarini aggiunge: “A casa mia se viene data una sentenza di nove, sei e cinque anni per tentato omicidio, com’è possibile che dopo un mese da quella sentenza viene disposta la scarcerazione con permesso di lavoro ai domiciliari? Qualcosa non quadra. Ma questa è l’Italia, questa è la giustizia italiana, è uno schifo“.
Certo che è uno “schifo”!
La giustizia italiana ha cancellato completamente le parole: certezza della pena.
Uno viene riconosciuto colpevole, condannato e poi… finisce agli arresti domiciliari o messo in libertà per buona condotta, permessi premio….
Caddeo accoltella Nicola Bettarini e perchè tossicodipendente riceve il premio degli arresti domiciliari e del lavoro presso una Comunità.
Quindi giusto per capire la giustizia italiana: se tenti di ammazzare qualcuno ma sei un tossicodipendente vieni scarcerato e finisci agli arresti domiciliari. Non solo. Hai il lavoro in una Comunità.
Ma le sentenze ingiuste arrivano anche per le donne vittime dei loro mariti che le uccidono, le vogliono bruciare vive o rovinare per sempre sciogliendo nell’acido parte del loro corpo.
Parliamo dell’omicidio di Olga Matei, Jenny Reies.
In questi ultimi casi la giustizia italiana ha dato il meglio di sè nel scrivere le sentenze..
Motivazioni che sono prive di fondamento e fanno rivoltare le vittime nella tomba uccidendole una seconda volta!
Sì perchè, nonostante queste donne siano state uccise dai loro mariti, la giustizia italiana è stata dalla parte dei carnefici giustificando i loro atti omicidi.
Consideriamo il caso di Jenny uccisa dal marito ecuadoriano Javier Gamboa.
Il pm aveva chiesto 30 anni, il magistrato Silvia Carpanini lo condanna a 16 anni.
Sapete perchè?
Come la stessa afferma in un’intervista rilasciata a “La Stampa“: “Anche un assassino può fare compassione. Quella donna lo aveva umiliato più volte. Ci sono delitti che sono meglio, altri che sono peggio“.
Un omicida che fa compassione ?!! Ci rendiamo conto della gravità di una simile dichiarazione ?!!
Non ci sono scusanti e attenuanti per chi uccide la propria moglie. Un uomo che uccide la propria donna non è un uomo… è un vigliacco, un criminale, un uomo che non ha avuto rispetto della moglie che ha amato. Nessuno può decidere la vita e la morte.
Stessa fine per Olga Matei uccisa dal marito Michele Castaldo.
I magistrati hanno quasi dimezzato la pena perchè l’uomo agì in preda a una “tempesta emotiva“. Ora la Suprema corte è stata chiamata in causa per valutare la correttezza dei principi espressi nella sentenza.
Si legge:
“Soverchiante tempesta emotiva e passionale condizionata dalle infelici esperienze di vita affettiva, pregressa dell’imputato, che in passato avevano comportato anche la necessità di cure psichiatriche, che avevano amplificato il suo timore di abbandono“.
Secondo la giustizia italiana, quindi, la pena per un omicidio può essere diminuita se chi uccide è in preda a una “tempesta emotiva” determinata dalla gelosia. La gelosia può attenuarne la responsabilità.
Alla fine, vergognosamente, sono state decisive le parole del reo confesso: “Ho perso la testa perchè lei non voleva più stare con me. Le ho detto che lei doveva essere mia e di nessun altro. L’ho stretta al collo e l’ho strangolata“.
Ma la giustizia italiana, non solo non punisce ma non è neanche capace di intervenire per prevenire questi omicidi.
E’ il caso di Maria Rosaria Rositani. Il suo ex marito, Ciro Russo, è riuscito a scappare dagli arresti domiciliari, a raggiungere la donna e a darle fuoco versandole del liquido infiammabile addosso.
Peccato che la donna l’aveva più volte denunciato perchè lui continuava a minacciarla. Non la lasciava vivere. Un elenco di telefonate, strattoni, inseguimenti, messaggi minatori, insulti.
Tutto come al solito finito tra documenti e faldoni sulle scrivanie o, nel peggiore dei casi, archiviati perchè ritenuti di poca importanza.
Perchè alla fine, come da copione, occorre sempre aspettare che si verifichi il peggio.
La giustizia italiana è una casta assente. Una casta che non sta dalla parte delle vittime. Una casta che uccide e condanna gli innocenti.
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