BY VIVIAN COLOMBO
La vita dell’uomo è spesso segnata da avvenimenti dolorosi che lacerano il cuore e provocano ferite che continuamente sanguinano. Piccoli o grandi che siano, sono traumi che molte persone, giovani, uomini, donne e bambini non riescono a superare chiudendosi in se stessi e talvolta cadendo anche vittime di malattie della psiche come la depressione, attacchi di panico, crisi epilettiche, nevrosi o peggio ancora suicidi.
Chi, per esempio, è colpito da una malattia dove la sofferenza che ne deriva, sia morale ma soprattutto fisica, è così acuta che pensa all’eutanasia ribellandosi ad un sistema italiano che non lo permette. Chi ha perso il lavoro perché magari la sua azienda ha chiuso. Sono padri o madri che da un momento all’altro si trovano a casa con bocche da sfamare, spese scolastiche da sostenere. Talvolta sono uomini che, pur di non vedere negli occhi dei propri bambini la sofferenza, si suicidano. E ancora. Donne che vengono picchiate e violentate, bambini abusati, adolescenti vittime del bullismo.
Questa è la realtà che ogni giorno tocchiamo con mano, leggiamo su Facebook o ascoltiamo ai telegiornali.
MA ALLORA: E’ PIU’ FACILE LASCIARSI MORIRE O CERCARE NONOSTANTE TUTTO DI VIVERE?
Occorre credere in se stessi, occorre cercare la forza dentro il proprio cuore, occorre ribellarsi ad un mondo che spesso soffoca il respiro. E’ necessario credere ancora nel valore della vita, ma in quella vita che noi decidiamo di costruire. Le ferite lasciano senza dubbio cicatrici che neanche il tempo può rimuovere. Ma è proprio nel dolore più acuto, quando ogni forza viene a mancare, quando sembra di non essere più in grado di far nulla, quando davanti a noi ogni via d’uscita sembra essere bloccata e ogni speranza bruciata dall’aridità del nostro cuore che occorre alzare gli occhi al cielo e lasciare che quelle lacrime vengano asciugate da un Padre che conosce la nostra anima e sa perfettamente come consolarci, come farci rialzare e farci intravedere ancora la luce. Un Padre che non ci giudica o condanna ma un Padre che sa ascoltare, accettare e capire qualsiasi nostra condizione e situazione, un Padre che non chiude gli occhi davanti alla nostra sofferenza ma se ne fa carico. Non sono solo parole. Sono diverse le persone che nella sofferenza hanno fatto esperienza di quest’amore incondizionato del Padre. Sono diverse le persone che al culmine della loro sofferenza hanno alzato gli occhi al cielo e hanno trovato conforto e la forza per credere in una rinascita. E quelle lacrime di dolore si sono trasformate in lacrime di gioia. Quel buio nel loro cuore è diventato luce e sostegno per la sofferenza altrui. Persone che hanno creato in seguito una catena di amore, aiuto, presenza per coloro che cadono vittime della disperazione. Ed è proprio il non sentirsi soli che aiuta a reagire, a rialzarsi, è proprio la presenza e le parole di coloro che conoscono la sofferenza che stimola a credere ancora nella vita. L’esempio, il trasmettere messaggi positivi, l’aiuto reciproco che possono aiutare a vincere sulla rassegnazione, il pessimismo, il buio, la morte.
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