BY VIVIAN COLOMBO
Contattato dal nostro giornale ‘West Africa Corporation’, Abdul Fatoma, attivista per i diritti umani molestato e minacciato dagli uomini di potere in Sierra Leone per aver posto delle domande scomode, così si sfoga spiegando ora la situazione nel suo Paese e trasmettendoci con il cuore quello che ha vissuto o meglio “subito” da parte di uomini statali che dovrebbero difendere non soltanto la libertà di espressione ma soprattutto la dignità umana.
“Siamo di fronte ad un sistema che spesso nega l’esistenza dei diritti umani e la paura è all’ordine del giorno.
La paura di finire in prigione, la paura di perdere gli amici, la famiglia, la proprietà o i propri mezzi di sussistenza, la paura della povertà, la paura di essere isolati, la paura del fallimento. Ma la forma più insidiosa di paura è quella che si maschera nel senso comune o addirittura nella saggezza condannando come insensati e insignificanti tutti i piccoli atti quotidiani di coraggio compiuti per aiutare a preservare il rispetto dell’uomo e della sua dignità personale.
Dopo 45 giorni, attraverso l’intervento dei miei legali, l’Ispettore Generale della Polizia ha ordinato che mi venisse restituito il passaporto dopo essere stato usato dalla Polizia e dal Parlamento per arrestarmi e detenermi. Con il ritiro illegale del mio passaporto mi hanno impedito per motivi ingiustificati che viaggiassi fuori dal Paese.
Queste attività illegali ed illegittime da parte di attori statali della Sierra Leone sono un affronto alla democrazia e ai diritti umani e sono socialmente e moralmente inaccettabili”.
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